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Stahl Gerlafingen: per l’ambiente e per il sistema

1000 persone chiedono misure federali per salvare l'acciaieria di Gerlafingen il 9 novembre. © Unia / Manu Friederich

La Stahl Gerlafingen produce acciaio riciclato a partire da rottami, contribuendo così a rendere il settore edile più rispettoso dell’ambiente. Ma come per la seconda acciaieria svizzera rimasta a Emmenbrücke, anche questo impianto è in sofferenza per gli alti costi dell’energia elettrica, la concorrenza a basso costo e le barriere all’esportazione. C’è quindi il rischio di licenziamenti di massa e si teme anche la chiusura. A tutto questo si oppongono il personale, i sindacati e gli esponenti politici regionali, che chiedono migliori condizioni quadro per la produzione di «acciaio green» in Svizzera.

L’acciaieria del Cantone di Soletta è stata già salvata una volta in extremis, nel 1996, e ora fa parte del gruppo italiano Beltrame. Anche se da tempo la Cina sta inondando il mercato globale di acciaio a basso costo, nel 2022 lo stabilimento era ancora redditizio, ma nel 2023 ha registrato perdite per 60 milioni di franchi (Solothurner Zeitung = SZ del 13 ottobre 2024), soprattutto a causa dell’aumento dei costi dell’elettricità conseguente alla guerra in Ucraina e alle distorsioni alla concorrenza da parte dell’UE.

A rischio 95 posti di lavoro

La gravità della situazione è emersa a livello nazionale il 15 marzo 2024, quando la direzione dello stabilimento ha annunciato la chiusura della linea di produzione di acciaio profilato per arginare le perdite economiche. Qui si producevano travi in acciaio per l’edilizia, la maggior parte delle quali veniva esportata fino a quando l’UE, nell’estate 2023, ha di fatto vietato le importazioni di acciaio. L’UE incentiva il proprio settore siderurgico, tra le altre cose, anche attraverso sgravi fiscali e un tetto ai prezzi dell’energia elettrica. Prezzi che quindi per le acciaierie svizzere sono molto più alti. La direzione dello stabilimento ha criticato in particolare le «orrende» tariffe per l’uso della rete a favore del settore dell’energia.

Sia il personale che i sindacati e gli esponenti della politica hanno chiesto alla Confederazione misure d’emergenza, che però il ministro dell’economia Guy Parmelin ha rifiutato con decisione perché l’industria siderurgica non sarebbe di rilevanza sistemica. Non la pensa così Andreas Steffes, direttore generale di Metal.Suisse, secondo cui è stato proprio grazie all’acciaio da costruzione di Gerlafingen se, all’inizio della pandemia e della guerra in Ucraina, nel nostro paese non si sono dovuti chiudere i cantieri come invece è accaduto nei Paesi confinanti. La trasformazione dei rottami in acciaio speciale di alta qualità, a Gerlafingen e alla Swiss Steel di Emmenbrücke, sarebbe inoltre molto più ecologico della produzione di ghisa negli altiforni a partire dai minerali e meriterebbe quindi incentivi statali. La Germania, ad esempio, sovvenziona la costruzione di forni elettrici ad arco (SZ del 19 marzo).

Concluso il processo di consultazione con i sindacati alla fine di aprile e in mancanza di interventi da parte della Confederazione (a parte la possibilità del lavoro ridotto), a fine maggio la Stahl Gerlafingen ha iniziato con i licenziamenti. Il taglio ha interessato 95 posti di lavoro su 600, con 68 licenziamenti in aggiunta alle «uscite naturali».

Secondo licenziamento in massa?

L’11 ottobre, con un bilancio ancora in profondo rosso, l’azienda ha annunciato il taglio di altri 120 posti di lavoro entro fine anno, dopo il periodo di consultazione previsto per metà novembre. Tutto il personale è stato inoltre messo in regime di lavoro ridotto, inizialmente fino a fine ottobre. Antonio Beltrame, presidente del Gruppo, ha dichiarato che il futuro dell’impianto dipende ora dalle decisioni della politica. Se non cambiano le condizioni quadro, il rischio di chiusura dell’impianto è elevato. Non si stanno chiedendo sovvenzioni, ma solo di poter operare alle stesse condizioni dei concorrenti esteri, soprattutto per quanto riguarda i prezzi dell’elettricità: nel 2023 il Gruppo ha pagato 143 euro per megawattora in Svizzera, 88 euro in Italia e 30 euro in Francia...

«Acciaio green»

Beltrame si è detto deluso dalla mancanza di sostegno da parte del Consiglio federale, considerata la rilevanza dell’impianto per l’economia circolare. Finora il Gruppo ha investito circa 440 milioni di franchi svizzeri a Gerlafingen, anche per ridurre le emissioni di CO₂. Con 368 chilogrammi di CO₂ per tonnellata, l’impianto è tra i più ecologici d’Europa (SZ del 13 ottobre). Ogni anno ricicla 700 000 tonnellate di rottami di acciaio, metà dei quali consegnati su rotaia. Se dovesse chiudere, sarebbero necessari 50 000 trasporti aggiuntivi su camion all’estero. Anche il Consiglio di Stato solettese è convinto che l’impianto contribuisca alla sicurezza dell’approvvigionamento, all’economia circolare e alla conservazione delle risorse naturali. Ecco perché ha sollecitato il Consiglio federale a esonerare l’impianto dalla tariffa sulla riserva invernale ai fornitori di energia, in cambio della promessa di scollegarsi dalla rete in caso di carenza di energia (SZ del 25 ottobre).

I dipendenti e i loro sindacati hanno lanciato una petizione per chiedere al Gruppo Beltrame di sospendere i licenziamenti e di introdurre il lavoro ridotto. Al mondo politico la petizione chiede di fissare delle disposizioni vincolanti per l’utilizzo di acciaio riciclato a basse emissioni negli appalti pubblici e in tutto il settore edile.

Il 21 ottobre a Berna quasi tutti i 500 dipendenti e la dirigenza, insieme ai sindacati e ai rappresentanti politici, di fronte a Palazzo federale hanno sollecitato l’adozione di misure da parte della Confederazione. Il 7 novembre, i dipendenti hanno consegnato a Berna la petizione con 15 129 firme al Consigliere federale Parmelin e il 9 novembre alla direzione dello stabilimento di Gerlafingen durante una manifestazione a cui hanno partecipato 1000 persone. I dipendenti hanno inoltre sottolineato l’importanza dello stabilimento e del know-how del personale per il settore del riciclaggio dell’acciaio in Svizzera. Ora tutto è nelle mani della Confederazione. Laquestione è nell’agenda di varie commissioni parlamentari, in particolare la rapida riduzione delle tariffe della rete elettrica.

Markus Fischer

Un cliente importante

Stahl Gerlafingen è un importante cliente del trasporto su rotaia di rottami, altre materie prime e prodotti siderurgici. «L’acciaieria di Gerlafingen è importante anche per il personale ferroviario», ha dichiarato Philipp Hadorn, segretario sindacale. Egli stima che questo cliente rappresenti per FFS Cargo circa 10 000 carri l’anno, pari a un fatturato di 10 milioni di franchi. L’acciaieria non può sostenere tariffe a copertura dei costi, mentre FFS Cargo non può permettersi tariffe che non coprano i costi. «La politica deve definire cosa è servizio pubblico e come finanziarlo», sottolinea Hadorn. «Solo così si potrà avere il trasferimento dei trasporti alla rotaia e raggiungere gli obiettivi climatici».

Delegazione SEV alla manifestazione del 9 novembre a Gerlafingen.